Nauticon 2010


Resoconto a cura di Riccardo Simone


E finalmente ci siamo! Dopo un anno trascorso tra richieste in carta bollata, contatti telefonici, suppliche, speranze, pianificazioni, ricerca di sponsor e teste di cavallo nel letto di chi non voleva collaborare, il giorno della Levantecon è finalmente giunto. Partiamo però con ordine perché prima della manifestazione ci sono le 24 ore precedenti che determinano quello che sarà lasciato in memoria ai posteri.


Sabato pomeriggio, 10 Aprile

I primi indizi che la manifestazione nasceva sotto una buona stella li abbiamo proprio il sabato: l’Hotel ci dà la disponibilità delle sale fin dalle 14,00 anziché dalle solite 17,30!!!
Ovviamente non ci crediamo finché non siamo davanti all’entrata delle sale che… effettivamente sono già disponibili. Accendiamo un cero votivo in segno di ringraziamento e ci rimbocchiamo prontamente le maniche.
Il fatto che le sale sono comunque disponibili non vuol dire però che è già tutto bello e pronto: sedie e tavoli non ci sono. Inizia così la ricerca, l’individuazione e la traslazione dei tavoli secondo lo schema da noi previsto, ma ovviamente capita che il tavolo appena posizionato da uno di noi venga subito preso da un altro e così via in un circolo vizioso che durerà per una buona mezz’ora.

Nel frattempo arriva il nostro amico Luigi, da Milano, che porta con sé la sua ricostruzione della tuta spaziale di Buzz Aldrin. Il tempo di ammirarla in rispettoso silenzio che ci rendiamo drammaticamente conto che l’unico modo per farla stare in posizione eretta è quello di infilargli un tubo con ruote su per il…. vabbè soprassediamo e riprendiamo il nostro lavoro, anche se non sarà facile levarsi quell’immagine dalla mente.

Intanto tutta la fase di allestimento procede senza grossi intoppi anzi… senza intoppi e questo inizia ad insospettirci perché dove si è mai vista una manifestazione senza intoppi?


A quel punto, per scaramanzia, iniziamo a crearci noi piccoli problemi giusto per evitare che ci investa all’improvviso un unico, grosso e irrisolvibile problema.
Ognuno di noi comunque, in un modo o nell’altro è indaffarato e nessuno, o quasi, batte la fiacca: chi veste i manichini assumendo posizioni ambigue, chi inserisce negli espositori la sua collezione di materiale filatelico trattandola alla stregua della porcellana, chi parla dolcemente ai propri modellini di robot giapponesi prima di riporli nella teca e chi, invece, ti spara un flash in faccia con la scusa di documentare con foto le fasi dell’allestimento.

Nel frattempo grande emozione desta la ricostruzione del suolo lunare, con tanto di LEM sopra, da circa 1,5 x 1,5 metri, che ha portato Vito Lecci. L’emozione, però, si trasforma in dramma quando io e Antonello abbiamo la meravigliosa idea di offrirci volontari per posizionarlo su una pedana, senza ahimè ricordarci che la ricostruzione in questione è realizzata interamente con un conglomerato cementizio ultra-denso e quindi con un peso ben superiore a quello di noi due messi insieme. E così facendo, nostro malgrado, io e Antonello ci ritroviamo concorrenti del nuovissimo gioco a premi: passaparolaccia.

Terminate le imprecazioni e la funzionalità della nostra schiena, quasi senza accorgercene arrivano le 21,00 e, salvo alcuni particolari, tutto è ormai pronto per il giorno dopo. In ordine sparso lasciamo le sale e ci prepariamo per la mattanza di domani.


Domenica mattina, 11 Aprile

Alle 8,00 siamo praticamente quasi tutti lì.
Il capitano Ventrella si presenta con una voce rauca e afona, ma ci rassicura subito che dipende soltanto dal fatto che è andato a letto alle 3,00 e dopo aver bevuto l’improponibile. Meno male, pensavamo peggio!

Ore 9,00 le porte si aprono e la gente inizia a defluire nelle sale. Il primo assalto, come sempre, è il ben noto Planetario o meglio il banchetto delle prenotazioni, dove si forma già la prima coda.
Ovviamente non mancano le persone che pretendono di entrare ad ogni costo, alla faccia di chi si è prenotato, ma un paio di occhiate alle nostre Bat’Leth (spada rituale della razza dei Klingon) bastano a farli desistere dai loro intenti polemici.


Nella sala ludica, invece, iniziano le mini-lezioni disegno di fumetto da parte di Domenico e Andrea e per i più piccoli è come la manna dal cielo, ma lo è anche per i genitori che non si vedono costretti a inseguire i propri pargoli per tutte le sale. Nel giro di poco tempo bambini e ragazzi riempiono tutti i tavoli a disposizione e saziano la loro voglia di espressione. Davvero incredibile.

L’evento clou della mattinata, però, è l’incontro del dott. Umberto Guidoni con i ragazzi delle scuole. Non appena, però, il noto astronauta mette piede in manifestazione la gente presente si accalca intorno a lui per autografi e foto e condurre Guidoni in giro per le sale diventa un autentico percorso di guerra.
A questo va poi aggiunto il solito personaggio bizzarro (non manca mai in queste manifestazioni!), che si attacca al personaggio famoso per esporgli le sue idee su qualsiasi argomento. Il personaggio di quest’anno era un anziano signore che tra libri da autografare, foto e interventi a sproposito si è praticamente incollato a noi senza un attimo di tregua.

Il culmine però è stato raggiunto quando riesco a bloccare una persona che voleva chiedere a Guidoni se eravamo veramente andati sulla Luna!
A quel punto il mio sguardo ha perso ogni forma di diplomazia e la persona in questione ha subito capito che forse non era più il caso di fare quella domanda. Finalmente riusciamo a condurre Guidoni nella sala conferenze dove terrà una relazione scientifica ai ragazzi delle scuole elementari e medie presenti.
Introduco personalmente Guidoni (e chi me lo doveva dire?) e poi assaporo un momento di relativa tranquillità, in attesa della conclusione.

Sono quasi le 14,00 quando chiudiamo le sale per la pausa pranzo, siamo praticamente in ritardo di un’ora e abbiamo una fame incredibile.
Per il secondo anno di seguito si ripete così il rito del “bivacco in cerchio”: in stile carovana del vecchio west, ci disponiamo intorno ai nostri zainetti, pieni di panini e, tra un morso e l’altro, spariamo una marea di cavolate senza senso. Mi chiedo tuttora se tutto ciò dipende dalla stanchezza accumulata oppure se siamo irrecuperabili di natura.

Neanche il tempo di terminare quel frugale pasto che alle 15,00 le sale riaprono.
Si parte subito con la proiezione del film Star Trek XI, nella sala conferenze 1 mentre, in contemporanea, nella sala 3 si svolge una tavola rotonda dove lo scrittore Donato Altomare e gli editori Elara e Della Vigna spiegano come riuscire a far pubblicare un proprio racconto.

Nel frattempo, nel salone principale percepisco del movimento inconsulto che mi insospettisce. Rapidamente mi faccio largo tra la gente e mi trovo davanti ad una scena raccapricciante: un ragazzo vestito da ragno nero, con tanto di spadino giapponese, che combatte contro un altro, in divisa di Star Trek e una Bat’leth! In conclusione i cosplayer presenti hanno deciso di vivacizzare un po’ la manifestazione. Seguono prontamente foto di rito e pacche sulle spalle.

Il pomeriggio trascorre senza problemi di sorta, qualche bambino che inveisce sulle gondole di curvatura della lambretta o qualche adulto che testa la resistenza della pedana del teletrasporto battendo i piedi, sono ormai una consuetudine. Nelle sale conferenze il talk-show scientifico e, a seguire, quello fantascientifico attira la gente come non mai, ma con i personaggi che ci sono sul palco mi sarei meravigliato del contrario.
Alla fine Umberto Guidoni riceve il premio “Galileo Galilei” per la divulgazione scientifica e Riccardo Grossi, in rappresentanza di Sci-Fi Italia/Steel, il premio “Gene Roddenberry” per la divulgazione fantascientifica.

Terminati questi due eventi la gente si riversa in massa nelle sale delle mostre e gestire la cosa diventa davvero impegnativo, almeno fino all’ultima premiazione in programma: quella del premio letterario.
La manifestazione si conclude definitivamente con l’estrazione dei premi della lotteria e purtroppo (o finalmente?), le sale iniziano lentamente a svuotarsi finché non rimaniamo solo noi, ovvero coloro che adesso dovranno smontare tutto l’ambaradan! Nonostante i nostri piedi implorino pietà per la giornata appena trascorsa, ci mettiamo d’impegno per smantellare le scenografie ben consapevoli che prima finiamo e prima potremo stramazzare sul nostro letto.

Lo smontaggio procede molto più velocemente dell’operazione inversa del giorno prima anche perché stavolta, io e Antonello, ci siamo tenuti lontano da quella mezza tonnellata di suolo lunare che attendeva di essere caricata sul furgone di Vito Lecci.
Caricare il mio furgone, invece, è un po’ come giocare a Tetris: ogni pezzo deve andare al suo posto affinché tutto il materiale ci possa stare sopra perfettamente incastrato e bloccato. Il tutto mi riesce in circa un’ora e mezza soprattutto perché, il giorno prima, avevo fatto una foto al furgone prima di scaricarlo, in modo da ricordarmi la giusta disposizione (si, lo so che non è da sani di mente!).

E così, stanchi ma soddisfatti, dopo esserci complimentati e salutati a vicenda, ognuno di noi si avvia verso casa, mentre scorrono i titoli di coda di una manifestazione che sicuramente non scorderemo mai.


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